volto della santa  
ASSOCIAZIONE FAMIGLIA CABRINIANA "UNA SANTA PER AMICA" ONLUS
Via Madre Cabrini - Sant'Angelo Lodigiano (Lodi) - Tel. 037191214
apertura tutti i giorni 9.30-11.30 / 14.30- 16.30
Santa Francesca Saverio Cabrini  
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UNA MISSIONE SULL’ALTOPIANO ETIOPE
Le suore cabriniane eredi dello spirito di santa Francesca

Se qualcuno desiderasse fare un’esperienza singolare dovrebbe recarsi a Dubbo nella regione del Wolayta (Etiopia), là dove le suore cabriniane hanno costruito, in pochi anni, una missione, un capolavoro di solidarietà e di efficienza. Si tratta di un complesso composto da una casa per le suore, una chiesa, un orfanotrofio, un ospedale, un noviziato, una scuola materna e di alfabetizzazione, una stalla sperimentale dotata di mucche olandesi, orti e giardini.
Per arrivare a Dubbo si lascia l’aeroporto di Adis Ababa, ci si addentra nella suddetta metropoli satura di fumi nauseabondi e si prosegue verso il sud dell’Etiopia. La strada si distende tra una collina e l’altra contenendo in sé i più disparati mezzi di trasporto, dagli umili asinelli carichi di ogni cosa, ai fumanti camion degli anni cinquanta targati FIAT, ai pulmini indiani stracarichi di persone che si recano ai mercati nei villaggi vicini. Lungo la strada è tutto un pullulare di gente che va e viene. Sul nastro asfaltato si affacciano, di tanto in tanto, villaggi composti da umili case, modesti negozi e piccoli mercati con esposizione di frutta, polli, capre, pecore e vitelli che a volte ingombrano il traffico. Il paesaggio è molto vario: si passa dalle vallate brulle e quasi desertiche a territori verdeggianti e ricchi di alberi. La strada non è mai monotona. Alle discrete pianure si alternano salite e discese in fondo alle quali si scorge sempre un fiumiciattolo capace, nel periodo delle piogge, di scavare profondi e rossicci canyon.
L’autista che ci accompagna è un signore etiope di mezza età che biascica ogni tanto qualche parola in lingua italiana. Il suo impegno principale, nella guida, consiste nel premere costantemente il suo pollicione sul pulsante del clacson! Sono passate parecchie ore e finalmente si abbandona la strada principale e ci si inoltra verso una zona collinare superando buche da mal di mare. Ci siamo! Un cancello si apre davanti ai nostri occhi: è la missione di Dubbo.
Il clima è buono. Siamo su un altopiano a 1800 metri di altitudine. Scarichiamo i bagagli e veniamo ospitati nella casa dei volontari, una struttura composta da camerette dotate di servizi, una cucina e un soggiorno. Siamo in sei, tutti desiderosi di renderci utili.
L’incontro con le suore è di ottima impressione. Le definirei sorelle capaci di una spiritualità semplicemente, profondamente e pienamente umana. Senza dubbio queste sorelle sono la realtà che più mi ha colpito nel contesto di tutta la missione. Queste persone si assumono gli interessi dell’altro, degli altri: Gesù stesso ha fatto così, lasciò il proprio io e si fece servo, solidale con i problemi e le speranze dell’umanità. Queste sorelle non hanno il potere di comunicare la fede, non possono fabbricare nuovi cristiani come si fabbricano panini  o scarpe “Valleverde”. La fede di un nuovo credente sarà sempre una sorpresa e non il frutto dei loro sforzi. Certo, la fede non si trasmette senza di loro, ma non hanno il potere di comunicarla, solo di testimoniarla. Il loro dovere è vegliare sulle condizioni che la rendono possibile, praticabile e  desiderabile: la pastorale lavora sulle condizioni, il resto è il lavoro della grazia e della libertà. Tutto questo è coerente con il Vangelo: “Ciò che possiamo fare è seminare”- mi dice una suora. Infatti è il Vangelo stesso che parla della missione come seminagione (Mc.4,26-27).
Ciascuno di noi  volontari ha cercato di collaborare con queste sorelle nei modi più diversi. Alcuni si sono dedicati all’orfanotrofio, altri hanno lavorato in ospedale, altri ancora nell’orto o nella manutenzione dell’edificio della missione. Certamente è Luca il capostipite dei volontari: è un trentino che da sei anni( con la propria famiglia) dedica le proprie vacanze alla missione di Dubbo. Non c’è guasto o problema da risolvere che possa resistere alle sue straordinarie abilità. Tutti abbiamo collaborato in base alle personali capacità e possibilità. Durante la permanenza si sono distribuiti molti indumenti ai bambini della missione e dei villaggi, si sono adottati bambini bisognosi. Resta sempre viva nelle nostre menti la dignità e la semplicità con le quali queste popolazioni vivono la loro povertà. Nei villaggi africani, in condizioni normali, non si muore di fame o di freddo, la solidarietà interna alle famiglie consente di far fronte ai problemi ordinari; tutti lavorano, compresi i figli sopra i cinque anni. E’ inutile scandalizzarsi: la ragazza che  aiuta la madre in casa, il bambino che si occupa delle bestie o aiuta il padre nei campi svolge un’occupazione che lo fa sentire utile e lo prepara alla società degli adulti. Non è certo un quadro idilliaco. Sarebbe meglio se i ragazzi andassero a scuola. Questo è quello che la missione cerca di offrire loro. Queste sorelle che vivono e lavorano in missione continuano a lasciare tracce di speranza e risvolti di pace nel tempo e nella storia, consapevoli che, come scriveva Thomas Merton “Il tempo galoppa, la vita sfugge tra le mani: ma può sfuggire come sabbia oppure come semente”.
gennaio 2010
                                                                                                          Giuseppe Demartini

 

P.S.: avevo invitato Giuseppe che è stato in Etiopia durante la pausa natalizia, a fare una chiacchierata con Lorenzo, giornalista del  quotidiano lodigiano “Il Cittadino”che spesso pubblica notizie sulla vita dell’istituto, ed è arrivato con quattro fogli scritti a mano; leggendoli ho sentito la sincerità, la gioia,  l’entusiasmo con cui ha vissuto questa esperienza e allora gli ho chiesto se potevamo pubblicarli come testimonianza della bellezza della carità cristiana. Grazie Giuseppe. Luisella e gli amici della famiglia cabriniana

scuola Dubbo in Etiopia
bambini alla Missione
profilo S.Angelo Lodigiano

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